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La storia della Dinastia de' Medici


Buonasera lettori! Da oggi inizierò a parlare di alcune delle dinastie più importanti della storia e la prima famiglia di cui parlerò è quella dei Medici e in particolare dei personaggi più importanti.


Origini

Il casato dei Medici proveniva dal contado del Mugello anche se non è certo che provenissero da questo luogo. La teoria si lega a dei documenti risalenti al XIV secolo i Medici risultano essere proprietari fondiari della zona. Era infatti naturale per i mercanti del Duecento, che alimentavano le loro fortune economiche in città, acquistare terre nella zona del contado da cui provenivano. All'interno del Manoscritto n° 24 della Biblioteca Moreniana troviamo uno scritto intitolato "Origine e discendenza della casa dei Medici di Firenze" attribuito a Cosimo Baroncelli, cameriere di Don Giovanni de' Medici, presenta come capostipite della famiglia Averardo de' Medici, comandante dell'esercito di Carlo Magno. Averardo, mentre era impegnato a liberare il territorio toscano dall'invasione dei Longobardi, si scontrò con un gigante chiamato Mugello, che terrorizzava la zona omonima dell'Alta Val di Sieve'. Durante lo scontro, il gigante avrebbe conficcato la propria mazza dentata (o forse le palle del flagello) nello scudo dorato di Averardo: i segni rimasti impressi sull'arma del cavaliere suggerirono l'emblema araldico delle palle o «bisanti» nel blasone mediceo. Così, dopo l' impresa di Averardo, i successori di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico si sarebbero trasferiti nella regione del Mugello. La notizia che i Medici si insediassero in Mugello in epoca tanto antica si lega ad un'altra testimonianza. Il "Libro di memorie di Filigno de' Medici" scritto nel 1374 ricorda che i Medici fecero i primi consistenti acquisti di terre in Mugello fra il 1260 e il 1318, mentre possedevano immobili di una certa rilevanza a Firenze almeno già dal 1169.


L' Ascesa al potere


Nel corso del tardo XIV secolo, Giovanni de' Medici dette vita alla banca della famiglia de' Medici a Firenze e fu proprio grazie a questo ruolo influente che fu invitato a governare nell'allora Signoria di Firenze, ovvero il governo della città durante l'epoca medievale e rinascimentale, i cui membri venivano scelti tra quelli delle Corporazioni Fiorentine. Bisogna notare che, in quanto città commerciale, le corporazioni del commercio gestivano la città attraverso questa Signoria, che può esser descritta come un consiglio fatto di nove membri eletti tra quelli eleggibili delle corporazioni, di cui sei scelti tra quelle maggiori e due tra quelle minori; il nono sarebbe stato il Gonfaloniere di Giustizia. I nove eletti governavano per soli due mesi e si stabilivano all'interno di Palazzo Vecchio in modo da evitare, durante questi due mesi di carica ufficiale, di subire eventuali influenze e corruzioni. La popolarità di Giovanni, soprattutto tra la gente comune, fu favorita anche grazie ad un altra mossa importante: nonostante fosse un ricco proprietario terriero, nel 1426 andò contro il proprio interesse e quello degli altri appartenenti alla sua classe in favore dei poveri, votando per dar vita ad una tassa sulla proprietà che potesse riempire le casse della città.


Il governo di Cosimo il Vecchio

Alla morte di Giovanni, il suo successore fu il figlio Cosimo che fu probabilmente il più abile della sua famiglia: nei 25 anni in cui fu a capo della banca dei Medici raddoppiò le ricchezze che aveva ricevuto da suo padre e aprì nuove filiali a Napoli, Ginevra, Bruges, Parigi, Londra, Pisa, Avignone, Milano e Lione. Nonostante il ruolo politico che acquisì nel corso del tempo, rimase essenzialmente un uomo d'affari. Come il padre, riuscì a i guadagnare il favore di umili e potenti: creò posti di lavoro in beneficio dei primi, grazie alla sponsorizzazione di opere pubbliche, ottenendo un grande sostegno tra i sindacati e facilitando il progresso sociale dei loro capi; ai secondi concedeva invece i prestiti necessari per acquistare favori, pagare eserciti mercenari o procurarsi generose doti per le loro figlie. Fu anche il primo grande mecenate dei Medici e dedicò ingenti somme di denaro ad opere pubbliche come il convento di San Marco, la Basilica di San Lorenzo, la Biblioteca Medicea Laurenziana e il il progetto più ambizioso che la città abbia mai visto: la costruzione della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Fondò pure l'Accademia Neoplatonica, che segnò l'inizio del Rinascimento intellettuale fiorentino. I nobili fiorentini non erano contenti di questa situazione: fino a quel momento infatti l'aristocrazia aveva ricoperto la totalità delle cariche pubbliche e non vedeva di buon occhio l'accesso della borghesia alle istituzioni politiche. A quel tempo la fazione aristocratica era guidata dalle potenti famiglie degli Albizzi e degli Strozzi, che vedevano i Medici come un pericoloso contrappeso al loro potere: sebbene Cosimo cercasse di non monopolizzare molti uffici pubblici, attraverso favori economici fu capace di tessere una vasta rete di legami clientelari che gli garantiva, nella pratica, il sostegno a tutti i suoi progetti. Accusandolo di aver cercato di stabilire un governo tirannico, i suoi rivali riuscirono a far arrestare Cosimo, che evitò la condanna a morte solo grazie all'intervento di potenti alleati. Scampato alla morte fu esiliato a Venezia, dove visse per alcuni mesi: la sua assenza dalla scena politica fiorentina si ritorse però contro i suoi nemici, poiché la rete di influenze dei Medici riuscì a fare in modo che l'esilio venisse revocato nel giro di un anno, quando Cosimo tornò trionfalmente a Firenze.

Lorenzo il Magnifico

Lorenzo il Magnifico, fu signore di Firenze a partire dal 1469 fino alla sua morte, terzo della dinastia dei Medici. La sua figura è passata alla storia in quanto, oltre che politico, anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Confermando ciò che era accaduto negli anni precedenti, Lorenzo de’ Medici si dimostra un diplomatico fine ed abile e un politico molto accorto, capace di compiere una trasformazione profonda nell’ordinamento interno dello Stato. Riesce anche nell’impresa di assegnare alla città di Firenze l’importante ruolo di stato moderatore della politica italiana. Risale al 1472 la Guerra di Volterra, in cui Lorenzo guida Firenze allo scopo di rafforzare il dominio della città nella penisola italica. Il Magnifico riuscì anche a sventare la Congiura dei Pazzi, avvenuta nel 1478 dove però perse il suo amato fratello Giuliano. (di questo vorrei fare un articolo a parte)


La crisi della dinastia

La signoria medicea fu interrotta per pochi anni dalla proclamazione della repubblica fiorentina, a opera di Girolamo Savonarola, frate domenicano, nel 1494. La sua predicazione era rivolta anche contro il degrado dell’istituzione ecclesiastica e in particolar modo del papato; per questo motivo papa Alessandro VI lo scomunicò. Fu arrestato l’anno successivo e, dopo il processo, in cui fu riconosciuto colpevole di eresia, venne impiccato e arso vivo in piazza della Signoria a Firenze.

Dal 1494 al 1512, il figlio di Lorenzo, Piero, non poté rientrare a Firenze per la proclamazione della repubblica. Rientrato a Firenze con l’aiuto degli spagnoli, dopo il congresso di Mantova, l’altro figlio di Lorenzo, Giovanni, ripristinò il potere della signoria, continuando a esercitarlo anche dopo essere divenuto papa con il nome di Leone X (1513). Formalmente la signoria passò a Lorenzo II, figlio di Piero, duca di Urbino , mentre al soglio pontificio saliva, con il nome di Clemente VII, il figlio di Giuliano, Giulio.


Granduchi di Toscana

Dopo il sacco di Roma dei lanzichenecchi del 1527, a Firenze si costituì nuovamente una repubblica fino al 1530, quando l’imperatore Carlo V impose il ritorno dei Medici con Alessandro e la famiglia ottenne il titolo ducale. Ad Alessandro succedette Cosimo I detto il Grande, che nel 1569 ottenne il titolo granducale e fu il creatore dello Stato mediceo assolutista. Con la morte di Alessandro, il ramo principale dei Medici, quello di Cosimo il Vecchio, era esaurito nelle ramificazioni legittime e illegittime anche se la madre di Cosimo, Maria Salviati, era nipote del Magnifico.


Il Patto di famiglia e la fine della Dinastia

Prima della definitiva fine della famiglia Medici, tra i personaggi ricordati ce n’è uno, Anna Maria Luisa che ebbe un merito gigantesco: nel 1737 stipulò coi Lorena il cosiddetto “Patto di Famiglia” il quale prevedeva che essi non potessero trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose…affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri».


Spero che questo articolo vi sia piaciuto, a presto. ❤️

 
 
 

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